Cosa rappresenta davvero la pausa caffè per gli italiani?
Me lo sono chiesta spesso, almeno tutte le volte che mi capita di vedere qualcuno che ‘stacca’ un attimo dal lavoro e ricorre alla sua dose obbligatoria di caffeina.
E ho capito che non è una pausa fine a se stessa come la tipica ‘pausa sigaretta’ ma qualcosa in più; un mix che unisce il bisogno di prendere le distanze dalle nostre attività alla voglia e all’esigenza di condividere degli attimi di relax con colleghi e amici.
Immagino che per ognuno di noi rappresenti qualcosa di diverso. A quanto ho capito si riassume più o meno in una sola parola: intervallo.
Già, come la campanella che suonava a scuola per la ricreazione e scandiva l’interrompersi delle lezioni… e delle interrogazioni; come la pausa tra il primo e il secondo tempo di una partita di calcio necessaria per recuperare fiato e forze.
Questa è la pausa caffè. Si porta dietro in modo assolutamente ancestrale la voglia di separarsi da ciò che si sta facendo e di riallacciarsi alle cose più importanti, alle relazioni con gli altri.
E in più questo stop di caffeina pura è accompagnato da un profumo unico e insostituibile che sembra attirare come la Maga Circe anche quei colleghi che due secondi prima avevano detto ‘vai tu, io ora proprio non posso’.
Ma quante pause è giusto fare durante la giornata? Cosa consigliano gli esperti?
Secondo uno studio della Hankamer School of Business della Baylor University il momento più adatto per la pausa è a metà mattina ed incrementa la salute e la soddisfazione verso il proprio lavoro.
Inoltre, se una pausa prolungata è piacevole, pause brevi e ripetute comportano benefici maggiori.
Ecco, sulla scia dell’entusiasmo non andrei esattamente a fare 30 pause al giorno anche perché a fine settimana – con tutta quella caffeina in corpo – si rischierebbe di restare svegli per parecchie ore di fila, ma a metà mattina e dopo pranzo direi che un caffè in compagnia non si può proprio rifiutare.
Anche qui da noi, tra la gente di Aroma Vero, funziona così: ognuno ha le sue miscele preferite.
Chi viaggia sull’Intenso, chi sul Robusto, chi su un più ricercato Aromatico.
Per altri invece, quelli più sofisticati e che io chiamo ‘puristi’, non ci sono storie: nessuna miscela; vogliono solo il nostro monorigine São Paulo.
Il caffè, piacevole, avvolgente, rigenerante diventa comunque e sempre il pretesto per stare insieme, per condividere, per sfogarsi, per scambiare opinioni.
Due risate, quattro chiacchiere, una tazzina piena e via… dopo poco si torna a lavorare, con meno stress e col sorriso sulle labbra.
E allora grazie di esistere, pausa caffè! ;D